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Coaching: come si svolge una sessione?

sessione coaching

Una delle curiosità maggiori, per chi è interessato al coaching ma non ne ha conoscenza diretta, riguarda lo svolgersi di una vera sessione, in cui il coach e il cliente interagiscono per il raggiungimento degli obiettivi del cliente stesso. Come si può immaginare il dipanarsi di una vera sessione di coaching, correttamente condotta?

Forse la sorpresa maggiore, agli occhi di un osservatore che non conosca il coaching per esperienza diretta, è costituita dal fatto che in una sessione corretta, il coach non fa sentire la sua voce che per il 10% del tempo. Per tutta la sessione, parla quasi sempre il cliente. E quando il coach apre bocca, lo fa quasi esclusivamente ponendo delle domande al coachee.

Senza addentrarci troppo nei dettagli del metodo, anche perché ogni sessione vive di vita propria e ovviamente non esiste un copione precostituito, possiamo nondimeno descriverne le fasi caratteristiche.

Coaching: come si svolge una sessione?

Inizialmente, il coach chiede al cliente di precisare l’argomento, il tema generale della sessione, all’interno del quale – mediante una serie di domande via via più precise, arriveremo a definire con chiarezza gli obiettivi della sessione stessa, cioè: quali progressi vuole aver compiuto il coachee alla fine della sessione, quali “guadagni” vuole aver conseguito, quali azioni vuole aver deciso di porre in atto per raggiungere i propri obiettivi.

Definito lo scopo della sessione, si inizia a lavorare: spesso il cliente esprime una serie di difficoltà, interne o esterne, che gli hanno sinora impedito – o che gli stanno impedendo in quel momento – di raggiungerlo.

Questa è la fase probabilmente più delicata, perché il cliente, come avviene quasi sempre a tutti noi in questi casi, tende a dar voce al proprio senso di frustrazione attribuendo all’esterno le cause del proprio “blocco”: il collega che non collabora, l’ambiente non favorevole, la burocrazia, eccetera, o semplicemente la sfortuna.

E’compito del coach far sì che il cliente si riappropri del proprio ruolo di protagonista della propria vita, di responsabile delle proprie azioni e prestazioni. E’ un lavoro di progressiva riaquisizione di consapevolezza, da parte sua, del proprio potere sulla realtà: un potere che, per quanto limitato dagli eventi (nessuno di noi è onnipotente), tuttavia esiste … ed è tutto ciò che abbiamo, perché è solo dei nostri comportamenti che possiamo avere il pieno controllo.

Conclusioni:

Superata questa fase, che spesso occupa la maggior parte del tempo, in una sessione tipica che dura grosso modo un’ora in media, si entra in una fase in cui il cliente prede a creare le soluzioni adeguate per perseguire i priori obiettivi specifici. Soluzioni non solo ragionevolmente efficaci, ma che devono anche essere compatibili con la sua personalità e le sue funzioni cognitive. Ecco perché è lui che deve crearle e “cucirsele addosso”.

Ed ecco perché queste soluzioni non possono essere suggerite dal coach, il quale – come abbiamo già detto nei post precedenti – non è un consulente e non dà consigli.

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