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Coaching Umanistico: prestazioni o Risultati? Un passo alla volta!

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Coaching Umanistico: prestazioni o Risultati?  Il Coaching Umanistico si caratterizza perché pone al centro il Cliente, l’Uomo nella sua interezza, non i suoi risultati (ai quali pure è mirato, ma li considera il risultato dell’allenamento delle prestazioni). Spesso, nel moderno mondo occidentale, si parla di prestazioni e risultati come se i due termini fossero sinonimi, come se significassero la stessa cosa, specialmente in ambito professionale, nelle aziende.

Coaching Umanistico: prestazioni o Risultati? In realtà i due concetti che pure sono legati da un rapporto di causa-effetto, sono molto diversi.

Per comprendere la differenza, facciamo un esempio sportivo. Immaginiamo un saltatore in alto. Supponiamo che al momento egli abbia un record personale di 2,28 mt. (ottima misura, che lo rende assai competitivo a livello agonistico). E supponiamo anche che, dopo lunghi e duri mesi di applicazione per migliorare il proprio gesto atletico sul piano tecnico, di pesanti sedute in palestra per il potenziamento muscolare, eccetera, oggi in allenamento riesca a migliorare tale misura, saltando 2,30 mt: eccellente prestazione, vero?

L’aver saltato due metri e trenta è dipeso soltanto dal suo comportamento prima e durante il salto: è dipeso dall’aver raggiunto la giusta concentrazione e non averla persa. È dipeso dal suo stato di forma fisica, per il quale si è a lungo impegnato sul piano atletico ed alimentare, dall’essere riuscito a far “esplodere” la forza fisica necessaria all’elevazione nel momento giusto (non un decimo di secondo prima, non uno dopo!), e da altre cose ancora. Ma è totalmente dipeso da lui, come atleta, da come è riuscito a comportarsi al momento del salto – e nei lunghi mesi di preparazione.

È dipeso solo da lui?

Domenica prossima, in una gara ufficiale, supponiamo che salti ancora due metri e trenta (ripetendo così la propria prestazione), arrivando terzo in classifica su venti concorrenti. Il terzo posto è il risultato agonistico, e non è dipeso solo da lui, ma anche dalle prestazioni degli altri atleti in gara: due dei quali hanno raggiunto prestazioni un po’ migliori della sua, mentre altri diciassette ne hanno raggiunto di peggiori. È evidente che non è merito suo se altri hanno saltato meno di due metri e trenta, come non è “colpa” sua se altri due hanno saltato più in alto: sulle prestazioni degli altri, non può fare nulla. Il risultato non dipende completamente dalle prestazioni, ma anche da fattori esterni.

Tra un mese, in un’altra gara, il nostro amico salterà due metri e trentadue, migliorando ancora la prestazione: ma potrebbe benissimo raggiungere il quinto posto in classifica, anziché il terzo. Prestazione migliore, risultato peggiore in questo caso. Perché? Forse, era una gara più importante, con più atleti molto forti a livello mondiale. E lui potrebbe sentirsi scoraggiato per il risultato. Ma se fossimo il suo allenatore, dovremmo congratularci con lui, perché starà comunque progredendo nella prestazione, che è quella che davvero dipende da lui, quella che conta davvero, ben più del risultato in sé: perché a furia di migliorare le prestazioni, non può che migliorare anche la media dei risultati che conseguirà.

Coaching Umanistico: prestazioni o Risultati? I risultati dipendono (anche) dalle prestazioni, non viceversa!

Tenere presente questo è molto importante per chi, a qualunque titolo (insegnante, allenatore, manager, Coach professionista, genitore…) abbia il compito di lavorare con una persona o una squadra per condurla, progressivamente e stabilmente, a migliorare i suoi risultati.

Concentrarci sul risultato del momento (che non dipende, come si è visto, solo da noi), genera ansia, e quest’ansia può portare a peggiorare la prestazione: e infatti si parla, un po’ impropriamente, di “ansia da prestazione”, mentre sarebbe più corretto dire “ansia da risultato”.

Concentrarsi sulle proprie prestazioni, per migliorarle costantemente e progressivamente, fa percepire come delle vittorie anche dei piccoli progressi: e giustamente. Perché ogni piccolo progresso contribuisce, cumulato agli altri che via via si conseguono, a migliorare, nel tempo e stabilmente, la nostra abilità, la fiducia in noi stessi, e prima o poi anche – in media – i risultati che riusciamo a portare a casa, siano essi sportivi, economici, di relazione con gli altri. Un centimetro alla volta, un passo alla volta, dunque!

Il Coach quindi, pur avendo insieme al Coachee l’obiettivo finale di accompagnarlo a raggiungere risultati migliori, non deve dimenticare mai che il singolo risultato può non significare molto in termini di prestazione. Mentre la singola prestazione ci dice molto su quali risultati, a breve o medio termine, potranno essere raggiunti.

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