Dalla comunicazione prossemica al Coaching Prossemico ©
Il metodo di Coaching, che qui definiamo “prossemico”, deve il suo nome agli studi sulla prossemica (v.di definizione in Treccani) in comunicazione (si veda al riguardo il lavoro dell’antropologo Edward Twitchell Hall, 1963), nei quali si sostiene – in estrema sintesi – la necessità di trovare la giusta distanza fisica (=prossemica) dal proprio interlocutore per poter comunicare efficacemente.
È stato a partire da tali studi, che come scuola abbiamo iniziato a esplorare empiricamente, fin dal 2008, la possibilità che tale concetto fosse non solo estendibile all’ambito più propriamente psichico, ma che si rivelasse anche particolarmente fecondo nel Coaching, se inteso nella sua più ampia accezione, quella appunto psichica.
Lo stesso Hall aveva già intuito che la giusta distanza tra i comunicanti, non deve intendersi soltanto in senso meramente spaziale, bensì – più in generale – in senso culturale, e quindi psichico ed emozionale, suggerendo che lo stesso concetto di empatia implicasse non già una totale vicinanza (che significherebbe, al suo estremo limite, addirittura identità), bensì una distanza sufficientemente prossima per poter comprendere lo stato d’animo, i valori ed il pensiero altrui.
Un decennio di studi applicati
In oltre un decennio di pratica professionale e di studio, abbiamo potuto constatare che questo concetto, applicato alle varie fasi del percorso e della singola sessione di Coaching, trova concreta applicazione, con ottimi risultati per il cliente, specie se utilizzato all’interno di costrutti tipici del Coaching, in particolare del Coaching Umanistico.
Un modello unico e coerente
Il Coaching Prossemico rappresenta quindi non tanto una evoluzione del Coaching Umanistico stesso (introdotto nel panorama metodologico del Coaching italiano nei primi anni 2000 da Luca Stanchieri), cui pure s’ispira, ma un vero e proprio metodo a sé, che accoglie contributi provenienti anche da altre scuole (segnatamente il Coaching by Values, inventato da Simon Dolan), e da altre discipline come la Psicologia e le Neuroscienze, il Pensiero Sistemico e la Programmazione Neurolinguistica, cogliendone i costrutti e i contributi più efficaci e valorizzandoli in un modello unico e coerente.
E questa è una caratteristica distintiva del Coaching Prossemico, il quale – lungi com’è dal chiuso dogmatismo di certe scuole – è aperto e rimarrà aperto a contributi eterogenei: purché scientificamente fondati, ed efficaci nella pratica professionale.
Particolare cura è stata posta nel verificare che il nuovo metodo fosse aderente in tutto e per tutto alle raccomandazioni dell’International Coach Federation (I.C.F.), sia per quanto riguarda il suo Codice Etico, sia per quanto riguarda le Undici Competenze del Coach, come prescritte dall’I.C.F. stessa.
Approfondiamo la “prossemica” nel coaching