Convinzioni limitanti o credenze limitanti è un titolo esso stesso limitante, di cosa veramente vogliamo parlare?
ASCOLTO DI UNA SESSIONE DI COACHING
Spesso, ascoltando una sessione di coaching, o il racconto di un coach che parla di un suo anonimo cliente, si dice che il cliente stesso “s’incaglia”, “si blocca”, “non trova la via d’uscita”.
Generalmente, la ragione risiede nel fatto che nel cliente esistono convinzioni limitanti o bloccanti, paradigmi che costituiscono un ostacolo interiore al suo cammino di progresso.
Può darsi che tale convinzione sia del tipo “non riuscirò mai a fare questo”, oppure “mi piacerebbe, ma non sarebbe giusto”, o ancora “nella mia situazione è troppo difficile (o costoso, o rischioso, o faticoso, o doloroso, etc.)”.
IL PRIMO PASSO PER RIMUOVERE LE CONVINZIONI LIMITANTI
Il primo passo per facilitare lo sblocco della persona è condurla a riconoscere esplicitamente di avere questa convinzione.
Ciò è abbastanza facile, per il coach: basta interrogarla in profondità, con pazienza, sulle ragioni che la trattengono dall’agire.
Però è evidente che non basta accorgersi di avere una determinata convinzione, per rendersi conto anche che sia sbagliata, o che ci sarebbe bisogno di vedere le cose in un modo diverso.
PIANO LOGICO E PIANO PSICHICO
Per far questo, occorre condurre il cliente a ragionare su un piano logico e psichico differente. La cosa ha una sua complessità, ma per spiegarci possiamo semplificare così: le convinzioni nascono dal basso (sul piano delle esperienze concrete, come quando ricordiamo di aver tentato a fare qualcosa ma senza risultato), o dall’alto (sul piano dei Valori: per cui potremmo non esserci impegnati perché in realtà quella cosa non riveste per noi alcun valore particolare).
Se la convinzione nasce dall’esperienza, occorre far salire la persona a ragionare sui Valori: perché se soffre per il proprio fallimento, significa che quell’attività ha per lei un valore (altrimenti non ne soffrirebbe).
Se invece il cliente non attribuisce alcun valore a quell’attività in sé, l’esplorazione dei valori cambia significato.
Perché ci ha chiesto di apprendere quell’abilità, se non riveste è particolare senso nell’economia valoriale della sua vita?
Forse c’è un altro Valore di cui vuole parlare? O magari quell’attività ha solo un significato strumentale (cioè può aver senso solo per raggiungere un obiettivo “altro”, che può invece aver Valore per lui?
SCIOGLIAMO I NODI
Solo una volta che questi nodi valoriali saranno stati sciolti, si potrà “riscendere” al livello delle azioni da concepire per perseguire gli obiettivi, ridefiniti alla luce dei Valori e rimuovere le convinzioni limitanti.
Come si vede, il lavoro del Coach consiste nel saper “zoomare” di continuo dal grande al piccolo e viceversa: dal generale al particolare, dallo strategico al tattico (vedi differenza) .
Un consiglio per il COACH? Non dare consigli!